Incastonati tra la natura incontaminata dell’Aspromonte e le acque del Mar Ionio, che nell’antichità videro arrivare i Greci con la loro mitica cultura, si trovano i 42 comuni che, in provincia di Reggio Calabria, formano il comprensorio della Locride, appartenente a quella che Corrado Alvaro ha battezzato la "regione più misteriosa e inesplorata d'Italia". In questo territorio enigmatico ed affascinante, aggrappati alle rocce e circondati da cime selvagge e distese cristalline, sorgono borghi pittoreschi ricchi di storia, molti dei quali, a tutt’oggi, rimangono appena sfiorati da un turismo che ne ignora la suggestiva ed incantevole bellezza. Per tale ragione, se vi trovate in vacanza in uno dei villaggi della Calabria, ecco un consiglio su alcuni dei comuni che meritano sicuramente una visita per una piacevole gita fuori porta.
Porta d'ingresso al Parco Nazionale dell'Aspromonte, Mammola è un grazioso paesino di circa 3000 abitanti che, grazie alle sempre più popolari attrattive artistiche e gastronomiche, si è ormai guadagnato una popolarità internazionale. Fondato ai tempi della Magna Grecia sulle rovine di Malea, come molte altre località vicine si è sviluppato più tardi per la necessità di sfuggire alle aggressioni saracene e, oggi, conserva intatto un poetico centro storico di origine medievale. Oltre alle viuzze da Kasbah, alle case arroccate le une sulle altre, ai superbi palazzi De Gregorio e Ferrari che testimoniano il passato feudale e alle residenze nobiliari dallo stile classico, barocco o moresco, da vedere sono naturalmente gli edifici sacri, a partire dalla maestosa Chiesa Matrice a tre navate, risalente al XII secolo. Imperdibile anche il Musaba, un Parco Museo che il celebre Nik Spatari, ex collaboratore di Le Corbusier, ha ricavato da un antico monastero dedicato a Santa Barbara. La struttura, che ospita sculture e dipinti d’arte contemporanea tra cui il capolavoro Il sogno di Giacobbe, è un vero trionfo di colori e originalità e attira schiere di appassionati e profani, compresi i bambini, che non resistono a una tale esplosione di onirica creatività.
Ma Mammola promette di conquistare anche gli amanti del trekking, cui offre l’avventuroso Sentiero dei Greci, che si snoda tra il fiume Torbido, il Passo Sella, lo storico Santuario di San Nicodemo, meta incessante di pellegrini e, infine, il Passo della Limina, incluso negli itinerari nazionali del CAI. E dato che camminare tra i monti fa venire fame, i turisti avranno la scusa per rifocillarsi assaggiando le prelibatezze locali: dal noto pesce stocco alla ricotta affumicata, promossi con l’esclusivo marchio PILS e protagonisti di vivaci sagre tradizionali, le specialità gastronomiche mammolesi faranno venire l’acquolina in bocca a tutti i buongustai.
Basta poi spostarsi quattro chilometri per incrociare Martone, un particolare borghetto di 550 anime, le cui vie strette completamente lastricate conducono quasi tutte all’antica piazza dominata dalla chiesa madre. Famoso per le numerose fontane in ghisa da cui sgorga la salutare acqua di Crini, il piccolo paese che svetta sulla Vallata del Torbido presenta imperdibili punti d’interesse, come la Chiesa dell’Assunta, col suo incantevole soffitto bianco ed oro, o quella di San Giorgio, che custodisce le reliquie del patrono e la statua lignea che lo ritrae con la principessa e il drago da cui l’avrebbe salvata.
Tra i monumenti civili, invece, si ricordano il Palazzo Vescovado, circondato dagli ulivi e costruito a metà Ottocento come residenza estiva dei vescovi di Locri, quello baronale, in località Piligori, l’antico lavatoio del paese con le sue tre vasche sormontate da archi in pietra, i resti della Torre Mazzoni, baluardo difensivo che conteneva la Stazione borbonica del telegrafo ottico, e la Grotta dei Saraceni, una cavità di natura calcarea in contrada Gujune dove, oltre alle stalattiti, si possono ammirare le tracce di un affresco raffigurante la Sacra famiglia.
Ma, forse, lo spettacolo più entusiasmante è rappresentato dall’alzata della Ntinna, un tronco di faggio che ricorda quello su cui San Giorgio Martire salì per salvarsi dalle persecuzioni. Da secoli, in occasione della celebrazione patronale, il fusto di 25 metri viene issato nella piazza centrale del paese e addobbato con succulenti prodotti tipici, che negli ultimi anni sono stati contesi da arrampicatori professionisti giunti da ogni parte d’Italia, incitati, come sempre, dalla folla festante.
Divisa tra un’altura su cui troneggia un castello incantato e la splendida Costa dei Gelsomini, Roccella Ionica attrae i visitatori col suo mare limpido e pulito, con la piacevolezza del clima mediterraneo e col fascino della cittadella medievale. Proprio grazie alla roccaforte, resistita anche agli assalti del corsaro turco Dragut Pascià, l’antica Amphisya, citata da Ovidio nelle Metamorfosi, è l’unico centro della Locride che non ha subito spostamenti nel corso del tempo.
Oltre all’imponente castello, fondato in periodo normanno da Gualtieri De Collepietro e poi diventato residenza signorile dei Carafa, una visita la merita la nuova Chiesa Matrice, la quale conserva intatti un Crocifisso rinascimentale, un’acquasantiera in marmo rosato e i pregevoli altari policromi che, un tempo, impreziosivano la più antica San Nicola. Da non perdere nemmeno il Santuario della Madonna delle Grazie, costruito nel 1545 dal marinaio Onofrio Buscami come ringraziamento per essere stato salvato durante una tempesta. Da allora, la prima domenica di luglio, la statua della protettrice dei pescatori viene portata in processione sul mare, seguita da tante piccole barchette, per la gioia di fedeli e bagnanti.
Un altro appuntamento religioso da non perdere è quello che, in agosto, anima le strade della stupenda Gioiosa Ionica, dove il corteo in onore di San Rocco, un “enorme alveare policromo e danzante”, dall’alba al tramonto percorre viuzze e rioni, avanzando al suono di litanie, marcette e tarantelle, in mezzo a grandiosi edifici e magnifiche chiese. Tra queste, è d’obbligo visitare quella dell’Addolorata, col suo monumentale organo a 1400 canne, mentre tra i caseggiati nobiliari è degno di nota Palazzo Amaduri, famoso per aver ospitato i cinque martiri di Gerace. Da vedere assolutamente anche il Castello Normanno che sovrasta il paese, il Naniglio, rudere di una villa d’epoca romana e le scenografiche torri Galea e del Cavallaro.
Parlando di scorci da cartolina, una menzione speciale la merita Siderno, il cui borgo antico, nel 2014, è stato scelto dalla FAI per una Maratona “da correre con gli occhi” alla scoperta di tesori nascosti. Se la parte bassa, infatti, è una moderna cittadina balneare ricca di vegetazione e profumata di zagare e gelsomini, Siderno Superiore presenta un centro storico che, grazie a chiese barocche e a palazzi con portali diventati monumenti nazionali, richiama da sempre illustri visitatori. Tra gli altri, la scrittrice Milena Milani gli ha dedicato un accorato articolo su Bell’Italia e, a dire il vero, ciò non stupisce affatto: la letterata, sensibile alla bellezza, non poteva rimanere indifferente a “Motta Sideroni”, proprio come non possono farlo i turisti che hanno il piacere di varcare le sue mura, per godere di panorami mozzafiato.